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Foto di W. De Dominicis 3/8/2012, gravone medio. Nonostante l'estate sia terribile per quanto riguarda altri apparati, come il ghiacciaio del Calderone, la situazione di questo nevaio sembra in linea con quella degli anni scorsi, come il 2008.
Il nevaio del Gravone è situato nella catena del Gran Sasso D'Italia, sotto le creste che vanno dal Monte Camicia, Tremoggia (2331 m),la Forchetta di Penne e il Dente Del Lupo. La sua esposizione è a nord-est mentre la quota è compresa tra 1700 metri e i 1900 metri circa, ma comunque variabile da stagione a stagione. L'intero nevaio è incassato tra alte pareti ed è adagiato su abbondante detrito di roccia e pietraie che ne garantiscono un drenaggio efficace con assenza totale di ruscellamento e di torrenti di fusione, nonostante la sua grande mole, specie ad inizio estate. Frequenti le scariche di roccia e di detriti dalle pareti e dai terrazzi naturali che sono a monte del nevaio e che possono arrivare a coprire parte il nevaio.
L'alimentazione del nevaio è principalmente valanghiva (in minor parte diretta), soprattutto grazie alla notevole superficie spartiacque (o di raccolta) che fa confluire nel Gravone ogni valanga proveniente da tutti i numerosi canali posti tra le cime del Dente del Lupo, del M. Camicia e del M. Tramoggia. Essendo questa parte del Gran Sasso soggetta quasi esclusivamente a precipitazioni provenienti da "est" ovvero venti di grecale in regimi depressionari Ionico/Balcanici, la quantità della neve da anno ed anno più variare in maniera considerevole tanto che, in anni con circolazioni atmosferiche principalmente occidentali, la "sofferenza" del nevaio stesso è palese già ad inizio estate con superfici e profondità molto ridotte. Queste condizioni climatiche, unite alla sua esposizione non molto favorevole (prende sole per quasi tutta la mattinata, sia direttamente che di riflesso dalle verticali e chiare pareti adiacenti) e alla quota non certo sufficientemente alta ne ha minato la sua sopravvivenza spesso e volentieri, specie dopo gli anni ’90.
Di notevoli dimensioni tra gli anni 60-70 (a fine stagione raggiungeva ancora i 250-300mt di lunghezza e i 30-40 di larghezza, dopo l’avvento di estati calde e inverni poco nevosi (periodo 1989-1997) ne hanno ridotto di molto le dimensioni fino a farlo "sparire" definitivamente dopo la lunga e torrida estate 1998. Da allora non è si è più ripreso e si forma in base alle condizioni della stagioni invernali. Una ripresa si era notata dal 2004 al 2006 ma, come quasi tutti i nevai appenninici, si è estinto di nuovo nel 2007 (non si esclude però che un nucleo di firn sia sopravvissuto); nel 2008 si è "ripreso". Al suo posto solo aride pietraie e parte della conca è stata colonizzata in modo velocissimo dalle piante erbacee ed arbustive. Ad inizio stagione (fine maggio-metà giugno) il nevaio del Gravone "supera" il fosso-canyon del Gravone e copre parte della pietraia più a valle (1400-1500mt ca) fin quasi al limitare del bosco fino ad unirsi ad una seconda lingua nevosa di accumulo valanghivo proveniente dal catino di raccolta M.Coppe-Tremoggia.
Con il passare della stagione calda le due lingue presto si dividono ma mentre questa di sinistra si estingue presto quella del Gravone si ritira fino ad occupare la sua vera "sede" e cioè il tratto terminale del canyon tra le quote di 1850 e i 1650 m dove, più riparato e approfondito, può arrivare a superare l’estate. Nelle annate più nevose (ad esempio nel 2005-2006) il nevaio può rimanere collegato a quello di sinistra anche in pieno luglio (come si evince dalle foto accluse all’articolo). Le dimensioni a stagione inoltrata (agosto) si aggirano intorno i 150 m di lunghezza. Si spera in annate migliori per un ritorno a nevaio perenne.
Durante l'ultima glaciazione vi erano ghiacciai pensili che scendendo dalle pareti del Tremoggia si riversavano nel canalone del Gravone formando una lingua glaciale, che forse si spingeva anche sotto i 1200 metri, mentre ella PEG sicuramente il Gravone era sede di un notevole ed importante glacionevato.
Fabrizio Sulli e Cristiano Iurisci
Gravone Medio , Foto di Fabrizio Sulli, 8-8-08
Per gentile concessione del CAI stesso (grazie Cristiano!)
Dati CAI de L'Aquila 26-9-1982
Bacino di raccolta: 2 km quadrati (2470 mt c.ca)
Bacino di ablazione: 1.5 km quadrati (1200 mt c.ca)
Partendo dall'alto i nevai sono:
1°nevaio 300 mt quadrati 3 mt di spessore (2020mt)
2°nevaio 70x30 mt 8-10 mt di spessore (1840-1900mt)
3°nevaio 300 mt quadrati 4 mt di spessore (1760mt)
Domenico Alessandri (autore dell'articolo) ipotizza che in stagioni favorevoli vi sia un nevaio che unisca i primi due.
Infatti fino a quota 1770mt vi è un'area coperta di detriti e senza vegetazione.
Articolo gentilmente rivisto dal dott. Massimo Pecci
Per raggiungere il nevaio bisogna percorrere la strada che collega Rigopiano a Castelli , giungendo ad un tornante molto pronunciato dove la strada è ristretta a causa di una grossa frana sul versante a monte della strada. spicca la roccia bianca appena scoperta. Fermandosi vicino alla frana, si dovrebbe vedere il nevaio al centro dell'anfiteatro , immerso nel bosco, e il canalone da percorrere.
Il tornante taglia il canalone stesso , per cui si può anche parcheggiare alla base, o alla vicina area di sosta attrezzata con panchine.
Il sentiero non è indicato, se non per un cartello con la scritta "segui sentiero " e alcuni blandi segni nel bosco, che si interrompono dopo poco. Da questo momento bisogna essere attenti, e tenersi sul fondo del canale seguendo le tracce di sentiero dove la vegetazione è più rada, e spostarsi sulla destra. Proseguendo a breve si uscirà dal bosco, e facendosi strada tra la vegetazione intricata, si perviene al ghiaione e quindi al nevaio. Interessanti le notevoli fioriture di peonia e il sorbo degli uccellatori, nonchè frassini e faggi. Attenzione alla belladonna!
Volendo da qui si può proseguire con i ramponi se necessario verso monte, sul nevaio.
Al ritorno è facile ingannarsi , e bisogna subito tenersi sul fondo del canalone , e non seguire le indicazioni giallo-rosse del sentiero dei 4 vadi sulla vostra sinistra.
L'escursione è facile, il tempo per arrivare al nevaio è dai 20 minuti circa (inizio stagione) fino a circa 1h per il canyon, mentre le difficoltà sono nel farsi strada tra la vegetazione piegata dalle valanghe ed alcuni passi di roccia di 1° grado. In inverno infatti, il nevaio del Gravone scarica valanghe fino alla sottostante strada asfaltata!
Fabrizio Sulli
Gravone superiore , Foto di Antonio Pisanu, 7-8-08